RICORDO
DI UNA MADRE
Dovrei amarla? Si, amar dovrei
benché non la conosco. Eppur di lei
tempo natal ne ritrovai il corso
per vaga mia memoria, nel percorso
che vidi in altre nei seguenti giorni
a udir vagiti e canti poi, ritorni
che il vento e pioggia e il sole rifiorente
porta nel viaggio suo ad ogni agente,
necessità di gioia e più bisogno
per affrontar l’umana via del sogno.
Dovrei amarla! Generosa madre
forse tra quelle, come tal nel padre
che l’umano destino sempre offre
a noi entrambi e all’animo che soffre;
ché di fuggir non prende altra via
quando l’unirsi vien di quei la scia
d’un’amore vocato, letto e scritto
sin dal principio a recar conflitto
d’un’ardore sentito e più profondo
che serpeggia in piacer nel vivo mondo.
Dovrei amarla? Questo certamente
nel comune sentir di ogni gente
ch’ivi ne brama, e queste le percorre
entro un sentier che tacito rincorre
in quella oscurità di conoscenza,
che poco offre a illuminar coscienza.
E ancor per altre cose, carne a carne,
infinità di tatti, sensi a farne
un unico percorso, un dono uguale
ove si cela un bene offerto male.
Dovrei amarla! Naturale madre
quasi a destino tra le molte squadre
ivi composte in colorate lande,
in calori diversi in cui espande
lo stesso suo desio il grand’ avvio;
quasi a gestir quell’unico grand’io
ormai esploso e in amor diviso
tra quelle sue scintille, ove il viso
ne porta un lieve e generoso segno
nelle pupille, come contrassegno.
Dovrei amarla? Non mi pare lieve
aver di questa nota suono breve,
ch’ ella mi par un’opera completa
d’ogni valor nel quale non si vieta
né dolce quell’ amor che tanto ispira
al volto tenerezza, né la spira
di quell’opposto e truce sentimento,
ove si narra star in quel momento
oltre il maligno, nel diffuso accordo
della follia umana in suo ricordo.
Dovrei amarla! Ma l’amor misura
un tempo stabilito tra le mura,
un tocco ripetuto e rinsaldato
non dalle copie fisse in pieno fato,
ma dall’odor che sgorga e si diffonde,
star con la brezza e sulle stesse sponde
ove si canta e parla; e si ravviva
la tenerezza che diventa viva,
mutando nell’amor quando si tocca
la forza che dal ciel in noi trabocca.
Dovrei amarla? Or, come potresti
incenerire quelle antiche vesti
ch’ ella indossò sul grembo suo fiorito,
in quella primavera a cui l’invito
era gentil in seno, a ricordare
quanto è il dover che abbiamo nell’ amare,
un sogno che ci unisce ognuno a tanto.
Come potresti, in verità, soltanto
un attimo bruciar di quelli suoi,
che sono precedenti a questi tuoi?
Dovrei amarla! Si! Amar la devo
anche se lei non ebbi e non potevo
averne sua memoria, quasi un gelo
cosparso sopra il corpo come un velo.
Ella non fu, ma nel paterno segno
rivivo quel momento nell’ impegno
che potevamo aver ma non l’ avemmo.
Amar la devo, pur se non stringemmo
gioie e dolor che nella vita insieme
producono l’ Amor dell’ Alto Seme.
Tommaso Davide Giordano RETURN
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