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I FIORI DELL'ARCOBALENO



Non vi porterò
i crisantemi:
i crisantemi
parlano di morte.
Poserò sulla terra
che vi ricopre
boccioli di rosa
screziati
da lampi di luce
e gerbere gialle
dissetate
dai raggi del sole
cui hanno rubato il calore.
Orchidee di rosso velluto
immergerò
in nuvole di tulle
come per il bouquet
di una sposa.
E verdi rami d'albero
con le foglie
lucidate dal vento
intreccerò
a margherite di campo
dal cuore d'arancio dorato.
Ed infine,
metterò i melograni
che racchiudono,
nella scorza ambrata,
i semi dell'eternità,
da cui sbocceranno
i fiori dell'arcobaleno.


                                                     M.Teresa Biasion Martinelli
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NOTTURNO NELLE LANGHE



E tu Langa remota
sotto un cielo di stelle remoto
chiusa in claustrali silenzi
nel gioco delle colline variato
di vigneti e di boschi
e di verdi forre segrete,
rifugio al sospettoso gallo Cedrone,
tu mi narri stasera
su refoli di vento di erbe odoroso
la paziente vicenda del vignaiolo
e la solitudine del cercatore di funghi.

Sfuma un cinereo vapore dai calanchi
e a tratti, nel buio,
(eco alla tua malinconia)
un cane abbaia alla luna....
mentre si spande da antichi cellieri
l'aspro e dolce profumo dei mosti....

Così si esalta l'anima tua più profonda,
adagiata in altero abbandono,
sotto l'ala di fulvi castelli
a guardia del tuo ineguagliabile incanto.


                                                              Beppe Previtera
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LA MIA SERA



Sera,
dietro fiammeggianti bagliori,
languidamente ti spogli,
rivelandoti infine,
conturbante nel tuo abito nero,
ingioiellata di luna e di stelle.
Silenziosa ed affascinante,
ti distendi qui accanto,
incurante dell'angoscia
che trascini,
indifferente all'agonia
del giorno,
che, senza fretta,
ti stai portando via.

Sera mia,
se attentamente ti ascolto,
parole nuove e sincere io sento;
Se a dolci promesse m'abbandono,
nel tuo mantello m'avvolgi;
Sei così persuasiva
che l'oscuro sole dormiente
non nega il domani
e un lungo giorno nuovo.


                                                          Marisa Truffa
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IL VECCHIO E LA SOLITUDINE


Vecchio, seduto sulla fredda panchina
del viale tappezzato di foglie morte,
curvo sulla tua canna secolare
unica amica rimastati vicino,
con la solitudine effigiata negli occhi,
quanta pena riversasti nel mio cuore,
quante domande sul domani che verrà.
Vorrei questa sera ricamare per te
le rime che non ho mai scritto
e brandire la spada dalla lama affilata delle parole
per fendere con un sol colpo
il velo di mestizia che ti avvolge,
e poi dotare di ali i tuoi grevi pensieri.
Non seppi mai disegnare,
ma stasera sarò per te il pittore che dipingerà
sulla tua ultima tela bianca
ciò che le tue orecchie forse non sanno più udire:
il dialogo degli uccelli,
il canto del vento,
il grido dell'onda che biancheggia sugli scogli.
Sarò il poeta
che tenterà di scrivere nel tuo cuore
ciò che i tuoi occhi forse non sanno più vedere:
il sorriso del sole,
i colori delle stagioni,
l'argento delle stelle.
E se domani il mio sogno diverrà realtà,
se questi miei versi stillati dal cuore
avranno saputo darti ancora un brivido di vita,
se un pur fuggevole bagliore di speranza
vedrò rifulgere fra le tue tremule mani
allora, mio amato vecchio,
forse sarò io
ancor più felice di te.



                                                             Ermano Raso
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RICORDANZE



Scorcio di campagna,
terra venata da una striscia sottile,
che corre coi miei piedi nudi,
golosi dell'erba rugiadosa,
palinsesto di emozioni
sepolte dal tempo,
ma ancor in me
pulsanti,
rifugio dello spirito
che, in un estivo abbraccio
di infantili ricordi,
mi avvolge
di aurorale benessere.

Ed eccomi funambola
sul filo invisibile dell'esistenza:
ritorno bambina
e tra un mare di spighe,
teatro pieno di sole,
riascolto la voce protettiva
di cui pregna è l'aria.

Scorcio di campagna,
mia irriducibile sete,
risollevata dal pozzo
di sogni inabissati

in un passato
che ha il profumo
dell'eterno.



                                                        Serena Buzzi
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DELLA MIA TERRA UN PUGNO



Della mia terra un pugno ho sollevato
calda ancora e fumante come allora
(presto arresa al vomere lucente
d'argilla aperto il cuore a semi d'oro).

Di mattini racconta di rugiade
di soli a picco su campi di sudore
del canto della pioggia sulle zolle
e dei tramonti accesi alle colline.

Dolce mi porta il gusto di vitalba
rubato piano a siepi di germogli
e l'agrodolce impaziente delle more
fatte inchiostro su labbra di fanciulli.

Mi canta di corse all'ultimo respiro
a sfiorare i papaveri e le spighe
a violare dune rosse di ciliegi
e planare a mari verdi di trifogli.

Mi dice di sortite clandestine al "fosso" (1)
a scoprire granchi dolci (2) sotto i sassi
a liberare tuffi arditi alle "parate" (3)
con l'incoscienza dell'età bambina.

Rimanda la memoria - padre - ai tuoi ritorni
specchiati dentro agli occhi dell'attesa
sulla soglia il mondo da abbracciare
nelle tue mani le mie da scaldare.

Di quella terra un pugno m'è restato
mi parla di un passato ormai lontano
ma non chiede il mio presente nostalgia
è il frutto pieno della terra mia.


                                                           Franco Fiorini
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Note:
1 - Così chiamavamo il nostro ruscello.
2 - Di acqua dolce.
3 - Piccole dighe naturali a volte anche pericolosamente profonde.

 

 

 

 

vieni spesso qua...



vieni spesso qua ?
tra questi fogli
in questi vicoli

dove ci si ritrova
perdendosi
dove ci si riconosce
dal profumo dei vissuti
e dalla puzza di sigaretta impregnata sul viso

anche tu qua
a cercare diamanti di legno
nascosti tra i rami
anche tu qua
tra le maledizioni e le speranze
tra il rosso e l'arancione
a distruggere croci e sostare alla foce
sapendo che lì a due passi
c'è il mare aperto

cerchi conchiglie ?
guarda questa è a spirale

chissà dove porta
forse tra questi vicoli
dove ci si ritrova
amandosi
e perdendosi
a volte 
di vista


                                              Christian Mazzella
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UN'OSTERIA...


Un'osteria come le altre.
L'insegna là fuori è spenta.
La ragazza che ci apparecchia
sciorina i soliti convenevoli
e poi
a capo chino e sguardo basso
scompare.
Un'osteria come le altre
e un ininterrotto colloquio
che cova nel proprio inconscio
campagne malinconiche e strade
non asfaltate nè illuminate.


                                                    Evidda WB01345_.gif (616 byte)RETURN

 

 

 

 

SILENZIO...


Silenzio
e d’un tratto un GRIDO esplode nella notte
e lo spirito trabocca fuori dal corpo
troppo angusto per contenerlo
troppo gracile per trattenerlo
troppo misero
trabocca e schiuma impazzito
e dilaga inondando le lenzuola
e il guanciale
(gli occhi come lampi spalancati nel buio).
Ascolta!
I suoi passi pesanti misurano la stanza
lenti e solenni, marciano sul pavimento a scacchiera.
Lenti.
Ascolta!
Hanno il suono struggente di vecchie ninnananne
di litanie morte da un passato antichissimo.
Ascolta!
L’aria risuona di gemiti infantili
e si sparge ovunque l’odore di zucchero bruciato.
Ti ricordi quando eravamo bambini?
Succhiavamo nettare di caramello.
Io e Te conoscevamo il nome di tutti i fantasmi
e le loro voci nelle orecchie tenere,
erano cantilene tristissime.
Io e Te
Ci facevamo coraggio tenendoci per mano.
Le loro ombre vive popolavano allora le nostre notti come ora abitano le mie.
Dammi ancora la tua mano.



                                                        Elisabetta WB01345_.gif (616 byte)RETURN


 

 

 

DEDICATA A MIA NONNA

Era il nostro compleanno.
Mio e di mia nonna.
Qualcuno le regalò un sacchetto di semi.
Me ne regalò uno,
Avevo 8 anni.
Curammo insieme quel seme
N'è cresciuto
Uno stupendo fiore.
Passavo il tempo a guardarlo
Un giorno cadde un petalo
E poi...
Il fiore svanì.
E anche mia nonna.



                                         Daniela Griffini WB01345_.gif (616 byte)RETURN

 

 

 

 

FUJKO E LA NEBBIA




Fujko aveva perso l'anima:presa,dimenticata,lacerata come una bandiera di pirati nella tormenta.
Cercava di non pensare,usciva tutto il giorno,anima gitana senza riposo.

Amava la semplicità dei tramonti,Fujiko,una sera tardi,il tronco nero,nerissimo di un albero dai rami
Scultorei,
contro il blu del cielo e una falce di luna: puro Matisse.

Aveva un amico che amava molto che abitava lontano,in una grande città caotica e solare.
Di un affetto puro,nato dal dolore,come tutto nella sua vita.

Non lo poteva più vedere il dolore e l'aveva trovato là,nella stanza del terzo analista,quello che non poteva
Lasciarsi andare,austero e vicino,l'aveva guardata con tenerezza,offrendo asilo a un'esiliata,persino l'amore
Più grande l'aveva rinnegata,ferita.

Sorrow,il disegno che Vincent fece a una prostituta,la donna di dolori,nuda,accucciata
con le braccia raccolte a proteggere quel poco di femminilità rimasta.

La tristezza degli ulivi contorti.

La donna puro dolore,il ventre gonfio,gravido di vita e denutrizione.

Ma una mattina s'alzò la nebbia sulla tristezza di Fujko,avvolgente come una carezza,ovattata e dolce,
un languore buono di lanugine di gallina,di piuma di passero,di colomba bianca che s'alza in volo.




                                   Vilma Viora
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ALLUSIONE


Sento la tua eleganza nelle parole che gemono.
Ho una brezza calda tra le dita ?
La conchiglia che ora dorme, ora vola ora riposa ?



                                                  Cosimo Arcorace WB01345_.gif (616 byte)RETURN

 

 

 

 

Così vanno le cose



Da bambino,
quando vuoi camminare da solo,
c'è sempre qualcuno che ti tiene per mano.

Da grande,
quando vuoi qualcuno che ti tenga per mano,
ti tocca camminare da solo.



                                               Marisa Bordiga WB01345_.gif (616 byte)RETURN

 

 

 

 


TRA IL SILENZIO DEGLI ULIVI

Qui, tra il silenzio degli ulivi,
l'azzurro del cielo abbraccia la valle
e un campanaccio da chissà dove
spezza la monotonia del ritmo
uguale all'incedere di quel pastore
e a un cane che da rituale abbaia
per dire che c'è e che ci siamo
anche noi nel descrivere
la saggezza della natura
così bonaria nell'umore
di una giornata serena
in attesa di quel lampo
di buio pronto a deturpare
il paesaggio nel nuovo
ordine delle cose

                           Marco Saya WB01345_.gif (616 byte)RETURN

 

 

 

 

AUTUNNO



Rumore di rami al vento,
Rompono questo sterminato,
Silenzio, cricchiando e ruotando,
E cadendo come foglie al vento.

Odo lento e ormai spento,
Il ritornello del mio sgomento.
Cuore lento e stanco, batte
Il tempo, scandendo ogni
Momento come un fiume di
Tormento, che lento e spento
Sfocia nel amor lamento.

Così tu ramo vai cadendo,
Poiché l¹autunno ogni cosa
Rende spento, facendo
Cambiare da verde
A rosso spento, il chiomato
Manto della celestial alata
Speranza.

 

                                                                           Mario Leone WB01345_.gif (616 byte)RETURN

 

 

 

 

TRISTE FUTURO...



Da lontano
arriva il rumore
della civiltà;
circondato da sottili
filigrane di natura,
ascolto,
e penso triste al domani.



                                               Lorenzo Rosselli WB01345_.gif (616 byte)RETURN

 

 

 

 

DOPO UN PO' IMPARI



Dopo un po' impari la sottile differenza tra
tenere una mano e incatenare un'anima.

... impari che l'amore non è appoggiarsi a
qualcuno e vivere di lui
così come la compagnia non è sicurezza.

Dopo un po' impari che i baci non sono
contratti
e i doni non sono promesse questo perché qualcuno te lo
ha spiegato.

... impari che è meglio "vivere" un momento o un istante della tua vita pur sapendo che non ritornerà più... impari che un istante vissuto vale mille non vissuti...e che non ti interessa se poi rimarrà solo un ricordo...

...impari che chi cerca di farti arrabbiare o di farti stare male in realtà ti aiuta a rafforzare la tua decisione e a portarla avanti.. anche se è dura e a volte pensi che vinca lui...

Incominci ad accettare le tue sconfitte
a testa alta e con gli occhi aperti
con la grazia e con le lacrime di un adulto,
non con il dolore di un bimbo.

Dopo un po' impari a costruire tutte le strade oggi e che i tuoi sogni sono le uniche cose che ti sono rimaste e non puoi aspettare ancora...
perché il terreno di domani è troppo incerto
per fare piani e non puoi permetterti di aspettare ancora ...



                              Marinella Scarico WB01345_.gif (616 byte)RETURN

 

 

 

 

VOCI LONTANE



Un alito di vento si cala
E come un tremolio di foglie
si animano le acque.
Un silenzio di voci lontane
affonda nei pensieri un richiamo antico.
Nella penombra dell'imbrunire
si affacciano lame affilate
cangianti di bianca neve:
Un silenzio di voci....



                                              Maria Figaia  WB01345_.gif (616 byte)RETURN

 

 

 

 

QUESTO RICORDO...

questo ricordo
che sfugge dai secoli
e si incarna
nel pensiero quotidiano
dà un senso
di nullità
di sogno
in questa vita
che unisce
e mescola
senza riguardo
il piacere
al dolore
ed alla inesistenza
spirituale
fatta
di carne
e corpi
sudati d'amore

                                                 Andrea Leonardi WB01345_.gif (616 byte)RETURN

 

 

 

 

A IMMAGINE DELLA NATURA



Verdeggia Natura e tien i colori,
Dei canti risuona e d'Amore è serva,
Nel ciel son rari di nubi i candori,
E 'l rio dal gorgogliar non si riserva.

Teneri virgulti e gemme dorate,
Spuntan sui rami e tra l'erbe dei prati,
Dolci preludi prevengon l'estate,
Sono col tempo a cangiar destinati.

Non tristo è però il loro divenire,
Mutano in fiore che spesso c'invita,
Si val per l'uomo lor orma seguire.

Quando contro morte battaglia è ordita,
Devesi del presente il ben carpire,
Già che schiavi noi siam dell'uman vita.



                                     Marco Chimenton WB01345_.gif (616 byte)RETURN

 

 

 

Il Piccolo Kharrar

Giocavi spensierato
al mercato di Bagdad
insieme ad altri amici.
Poi fragoroso un sibilo,
e micidiale un'esplosione!

Buio, silenzio,
un'altra tenera vita stroncata,
un altro Angelo
è tornato in Paradiso!

Povero piccolo,
Angioletto del tuo Papà,
ma anch'io ti piango
come fossi figlio mio.

Anch'io ti accarezzo
Ti bacio, ti stringo,
ti tengo per mano,
e ti consolo!

Lo faccio a Gabriele
Mio figlio, come te,
un'angioletto tenero e indifeso,
per questo non ti dimenticherò mai
dolce e tenero Kharrar!

Quando amiamo i bambini,
è come se amassimo l'intera umanità!
Ma quando gli uccidiamo,
Attentiamo al futuro del mondo intero!

Fermatevi, zittite i cannoni,
lavate le mani insanguinate,
riposate le dita stanche di sparare,
e risvegliate le vostre coscienze assopite!

Fermatevi prima che sia troppo tardi,
prima che Dio smetta di amarci,
che l'odio si espanda nel resto del mondo,
e che i bambini debbano desiderare la morte,

per non soffrire più in questo!
E debbano desiderare l'altro,
quello eterno, serio, giusto,
dove si è in Pace ...e solo a cospetto e nello splendore di Dio.

                                                    Carlo Ceresa WB01345_.gif (616 byte)RETURN

 

 

 

Camminando lungo la sera


L’orizzonte cadeva oltre la siepe
una ragazza camminava
tenendo ferma la mia mano.
Dopo una corsa a perdifiato
si finiva dietro un pioppo
e si giocava a darsi un bacio.
Vent’anni dentro il cuore
e davanti ai nostri passi
una corona di giorni nuovi
da riempire con tanti sogni.
Il fosso è secco, il pioppo non c’è più
ho le gambe stanche
e nessuno mi tiene la mano.
Lo straccio del tempo ha cancellato
dalla lavagna del mio cuore
tutte le illusioni ed anche un po’
della mia grande voglia di giocare.
Lungo il sentiero, mio figlio corre
tenendo per mano una ragazza;
poi si nascondono... poi ridono...,
poi corrono di nuovo.
Il sole
che cade dentro la sera
mi mostra la mia ombra,
sempre più corta.


                                     Gino Rodi WB01345_.gif (616 byte)RETURN