|
Collezionare non è un passatempo e nemmeno un dopolavoro, è uno stato dello spirito. Collezionare non è un hobby, è un’arte. Significa sapersi documentare, andare alla ricerca preparati. E’ conoscenza. Collezionare può essere una missione, una ragione di vita, il karma. Devi essere portato per la raccolta, la classificazione, la catalogazione. Devi essere perseverante nella caccia, costante nell'azione, meticoloso e instancabile. Per Evelina, collezionare era tutto questo e anche qualcos’altro. A questo scopo dedicava tutta la sua giornata, tutto il tempo disponibile, la sua esistenza. Evelina agiva in modo sistematico e organizzava il suo tempo con contabile pertinacia, ma allo stesso tempo non si negava alla creatività. Infatti, captando i segnali con fiuto da bracco, riusciva ad arricchire le sue raccolte di sempre nuovi soggetti. Per Evelina, non si trattava di svago, era professione, e anche fonte di sussistenza. Eve, come affettuosamente la chiamavano i suoi amici, si levava di buonora e, dopo aver nutrito se stessa e i suoi tre gatti, preparava con diligente cura gli strumenti del mestiere. Svuotava la grande borsa a scomparti, verificava di avere le forbici e le pinzette. I cataloghi no, non li portava con sé, li lasciava sul buffet. Si rassettava, raccoglieva i capelli in una crocchia fissata con uno spillone di tartaruga. Da tempo evitava di tingerli perché avevano ormai assunto una coloritura di un bel bianco con riflessi azzurrini. Si guardava allo specchio e, anche se certi giorni non si piaceva e si trovava invecchiata, cercava di sorridersi. Era una sana, antica abitudine, acquisita da quando suo marito - sì perché, a dispetto di quanto poteva pensare qualcuno dei vicini, anche la Eve era stata sposata – se n’era andato per “riprendersi la sua libertà”. Oltre alla libertà, si era preso anche tutto il contante, lasciandola all’asciutto. Si sa che la libertà è una sostanza da maneggiare con cura e quella del marito di Evelina, lo condusse a vivere di espedienti border-line, finendo morto ammazzato in una discarica abusiva di periferia. Tempo passato. Cicatrici di ferite remote che a volte, quando cambiavano le stagioni, meteorologiche o biologiche, sentiva ancora pizzicare. Ogni mattina dunque, dopo essersi resa presentabile al mondo, inforcava la bici alla ricerca dei pezzi mancanti. Se il tempo era brutto, prendeva “il cavallo di San Francesco”, come usava dire. Andando a piedi però, le ricerche erano meno proficue perché riusciva a visitare un minor numero di siti. Al rientro, ancora prima di pranzare, svuotava la sua cartella sul tavolo, disponendo in bell’ordine gli esiti della sua ricerca. Poi incollava, catalogava e sistemava il tutto, mettendo da parte le collezioni completate. Il pomeriggio aveva due compiti primari: consegnare le raccolte ultimate e riscuotere. Quel giorno di luglio, aveva avuto una fortuna esagerata, in un solo colpo aveva chiuso ben tre raccolte. Ora si trattava soltanto di incassare i meritati frutti del suo impegno. Si recò quindi al primo supermercato a consegnare la cartella con i punti regalo di una nota fabbrica di dolciumi che le avrebbe riconosciuto in premio un magnifico macinino da caffè. Si era già anche preparata il biglietto da affiggere: “Vendesi macinino multiuso speciale, nuovo. Prezzo conveniente. Chi fosse interessato, scriva qui il suo numero di telefono o l’indirizzo. Evelina”. Infatti, era lei a dover contattare i “clienti”, per il semplice motivo che non possedeva un telefono. Anche la seconda serie di bollini non era male: il premio consisteva in una confezione mista di generi alimentari facilmente consumabili. Il regalo della terza raccolta era a “pronta consegna”. Avrebbe dovuto cercare di collocarlo a qualche cliente del supermercato. - Non avrò difficoltà a piazzare quella teiera in stile giapponese. E’ così graziosa!-, pensò, - Basta aspettare qualcuno alla cassa, e attrarlo con un prezzo favorevole. Rincasò trionfalmente. Tutta la “famiglia” era stata toccata dalla grazia. Evelina, vendendo le tazze ad una simpatica sposina, sensibile alla tentazione, aveva recuperato un po’ di denaro, utile ad integrare la pensione sociale. I mici si gettarono con gioiosa voracità sulla scatoletta di tonno prontamente prelevata dalla confezione regalo. Il giorno successivo avrebbe anche potuto prendersela un po’ più comoda se non fosse stato per una raccolta che stava diventando una vera ossessione. Da troppo tempo ormai inseguiva in modo maniacale certi bollini della “Bimbibelli” per raggiungere i 2000 punti necessari ad ottenere un premio che le stava particolarmente a cuore. Quindici miserabili punti per completare la collezione, ma non c’era verso di trovare scatole intatte. Quel giorno decise di effettuare la ricerca in un solo posto, nel più vicino deposito di cassonetti della raccolta differenziata. In realtà a lei interessavano soltanto quelli della carta. Aveva in odio la plastica che stava inesorabilmente rimpiazzando tutti i contenitori di cartone, nonché le cartelle-punti, sostituite dal ripugnante badge magnetico. Sollevato a fatica il pesante coperchio e bloccatolo con una barretta di legno, incominciò a rovistare tra giornali, riviste, cartaccia varia, alla ricerca di qualche scatola integra da cui ritagliare il prezioso bollino. La irritavano in modo particolare i vari corpi estranei come vaschette di polistirolo, lattine, stracci. Mentre imprecava contro la “gente che non sta attenta, quando butta la roba”, le capitò fra le mani una cosa rettangolare che suscitò nuove ingiurie verso chi non rispettava l’assegnazione dei cassonetti. Poi prima di liberarsene, osservò meglio l’oggetto. - Santa polenta! Questo è un portafoglio!-, esclamò ad alta voce. Di punti ne aveva trovati pochi, porcheria e basta. E adesso anche questa seccatura. Aprì con circospezione il portafoglio e intravide un bel pizzico di banconote stropicciate. - E’ il borsellino di una donna -, pensò. Lo richiuse e lo fece scivolare nel contenitore dei punti. - Basta, oggi non è giornata! -, si disse, -Questo lavoro è così. Un giorno da leoni e l’altro ... devi prenderla con filosofia, Eve. Ieri è stata una giornata grandiosa e oggi niente. Pazienza. E’ inutile insistere, torniamocene a casa.- A casa rovesciò la cartella sul tavolo di cucina: insieme ai pochi ritagli di cartoncino, saltò fuori il portafoglio. A Evelina montò una vampata di stizza: - Che ne faccio adesso di 'sta roba? -, sbottò. Poi si decise a dargli una sbirciata. -Caspita, quanti soldi! - Completò l’ispezione, trovando scontrini, biglietti da visita pezzetti di carta con numeri telefonici e, per fortuna, anche un documento d’identità. - L’avevo detto che era di una donna, gli uomini i soldi li tengono tutti belli piegati e ordinati -, e aprendolo: - Forse l’ho già vista in qualche negozio del borgo.- Concluse le sue considerazioni: - Ecco la giornata è bell'e persa. Oggi pomeriggio dovrò anche andare a cercare questa stordita e non concluderò più un piffero.- --- Un “Chi è?” crepitante uscì dal citofono. “Evelina” “Chiiii?” “Ho il suo portafoglio.” “Mah ... oh... salga, salga. Terzo piano.“ Una giovane donna scarmigliata e ansimante si presentò alla porta: “Davvero ha trovato il mio portamonete? Ma mi scusi ... prego, prego entri.” Evelina era rimasta lì, muta, con il portafoglio in mano e all’invito della donna recalcitrò un po’, non vedendo l’ora di liberarsi di quell’oggetto estraneo e filarsela. Ma l’altra, che si agitava come una tarantolata, insistette: “Entri, entri. Non posso crederci, non posso crederci!” In cucina, dove regnava un disordine indescrivibile, la donna continuò a frastornare Evelina di domande per sapere dove l’aveva trovato, come, quando. Poi aprì il borsellino e incominciò a rovistarvi: “Ma c’è tutto! Che fortuna! Lei è un angelo, un angelo. Non sapevo come fare a dirlo a mio marito. Quello mi avrebbe fatto una scenata...” Solo in quel momento Evelina si accorse del bimbetto che, carponi in mezzo al caos della stanza, razzolava disinvoltamente tra giocattoli, elettrodomestici, tappi di bottiglia, bucce di verdura e arnesi disparati non ben identificabili. Mentre la sventata mamma continuava a berciare senza preoccuparsi troppo della sua salvatrice, Evelina fu attratta da qualcosa sul frigorifero. Sentì la donna che le domandava: “Come posso ricompensarla? Quanto devo darle? Come posso sdebitarmi per il regalo che mi ha fatto?” Eve completamente ipnotizzata da ciò che aveva visto, andò verso il frigorifero, prese la scatola dei fiocchi di mais Bimbibelli, se la rigirò tra le mani, esaminandola con volto estasiato. La logorroica signora, pensando che Evelina gradisse particolarmente quel tipo di alimento, glielo offrì con sollecitudine materna: “Ne ho altri due pacchetti interi, se le fanno piacere glieli regalo.” Il volto di Evelina si irradiò di luce come una pastorella di Fatima: “Incredibile! Che botta di ... fortuna! Tre bollini da cinque in una volta!”, gridò. L’altra pensò che quella anziana donna benedetta non ci stesse con la testa e rimase a guardarla a bocca aperta, ma Evelina, ormai al colmo dell’estasi, esclamò: “Grazie, grazie, finalmente ho trovato i 15 punti che mi mancavano per prendere il telefonino portatile! Che giornata, che giornata! “ ![]()
|